Le crisi economico-finanziarie dell’ultimo decennio hanno colpito pesantemente la struttura del sistema economico italiano prevalentemente composto da piccole e medie imprese. Tale scenario ha imposto al legislatore di introdurre nuovi strumenti finanziari che potessero creare dei canali di approvvigionamento alternativi al sistema bancario, precisamente i minibond.

Lo strumento dei minibond. I minibond sono definiti come titoli di debito (obbligazioni e cambiali finanziarie) emessi da parte di società di capitale o cooperative aventi operatività propria di importo inferiore a € 50 milioni, non quotate su listini aperti agli investitori retail. Sono stati introdotti, fra il 2012 e il 2014 grazie ai decreti sviluppo e sviluppo-bis, e concedono alle PMI italiane di sfruttare il mercato del credito alternativo piuttosto del canale bancario. Quanto ai costi di emissione, l’obiettivo chiaramente deve essere quello di minimizzarli, in modo da rendere lo strumento il più attrattivo possibile, superando le diffidenze del sistema imprenditoriale e puntando su un maggior taglio dell’emissione che potrebbe consentire di raggiungere una sorta di economia di scala, abbassando il costo medio da sostenere. Per esempio, in Norvegia i minibond hanno avuto un notevole successo, sia perché hanno un taglio minimo di emissione sia perché il listino è diviso in due segmenti, uno dedicato agli investitori retail, uno agli investitori istituzionali, il che amplia notevolmente la platea dei finanziatori. A determinare il livello del prezzo del minibond concorrono due ordini di fattori:

  • i costi fissi di emissione, tra cui troviamo i costi amministrativi, consulenziali, di rating, per la due diligence, per l’advisor e per l’arranger, per la certificazione del bilancio e per l’accentramento presso Monte Titoli;
  • il tasso di interesse, la cui definizione avviene mediante un processo di negoziazione tra investitore, arranger e azienda emittente, assistita dall’advisor, e dipende da diversi fattori (tipologia di titolo emesso; durata e tipo di cedola; rating; spread sulle obbligazioni corporate a parità di rating; eventuali garanzie; ecc.). In media, le emissioni di medio-lungo termine presentano tassi compresi tra il 4% e il 6%, mentre il tasso delle emissioni di breve periodo può essere inferiore al 4%.

Modalità di rimborso. Le modalità di rimborso sono fissate prima dell’emissione stessa e del collocamento sul mercato. Peraltro, l’emittente ha la possibilità di effettuare un rimborso anticipato. In caso di mancato pagamento delle cedole interessi o capitale, occorre verificare quanto è stato previsto dal regolamento del prestito. Generalmente, quando ciò accade, l’investitore ha la facoltà di richiedere il rimborso anticipato dei minibond o di attivare, in casi estremi, l’escussione delle garanzie o le procedure di salvaguardia previste dalla normativa.

La situazione italiana. Sono 671 le imprese italiane che alla data del 31 dicembre 2020 avevano collocato minibond; di queste, 409 (il 61,0%) sono PMI in base alla definizione UE. Nel 2020 le emittenti sono state 176 (di cui ben 131 si sono affacciate sul mercato per la prima volta), in lieve calo rispetto al 2019. Le emittenti del 2020 sono per il 61,3% S.p.A., per il 36,4% S.r.l. (tipologia in forte aumento) e per il 2,3% società cooperative. Il volume dei ricavi delle imprese emittenti è sempre molto variabile: ben 56 emittenti (31,8%) fatturavano meno di € 10 milioni prima del collocamento. Per quanto riguarda il settore di attività, il comparto manifatturiero e in testa (36,4% del campione 2020) ma salgono il commercio e le attività professionali (entrambi al 10,8%) e le costruzioni (9,7%). La collocazione geografica vede nel 2020 la Campania in testa per numero di emittenti (43), che si colloca sopra a Lombardia (36) e Veneto (29). Il risultato è legato al progetto Garanzia Campania Bond, basket bond promosso dalla finanziaria regionale, da CDP, Mediocredito Centrale-Banca del Mezzogiorno e Banca Finint. Rispetto alle motivazioni del collocamento, si conferma come dominante l’obiettivo di finanziare la crescita interna dell’azienda (nel 60,5% dei casi dell’intero campione), al secondo posto troviamo l’obiettivo di rifinanziare le passività finanziarie (10,4%), seguono il bisogno di alimentare il ciclo di cassa del capitale circolante (soprattutto per le PMI) e le strategie di crescita esterna tramite acquisizioni (soprattutto per le grandi imprese).

Le novità a sostegno dei minibond. Una novità legislativa che probabilmente impatterà in modo positivo sull’industria dei minibond è l’introduzione dei cosiddetti ‘PIR alternativi’, attuata dal D.L. 34/2020 (‘Decreto Rilancio’). La novità è che ai PIR ‘tradizionali’ (i quali più che altro investono in titoli quotati) viene affiancato un plafond addizionale dedicato agli strumenti illiquidi e alle PMI. In secondo luogo, un’importante novità attuata sul mercato nel 2020 è la possibilità per i portali di equity crowdfunding autorizzati dalla Consob di collocare minibond attraverso una sezione dedicata della piattaforma, destinata solo a investitori professionali e – sotto alcune condizioni – a investitori non professionali. Alla data del 31/12/2020 le piattaforme di equity crowdfunding che avevano ottenuto il nullaosta per collocare titoli di debito sono tre (Crowdfundme, Fundera e Opstart).

Performance economico-finanziarie delle imprese che hanno impiegato i minibond. Anche a livello di performance economico-finanziarie gli emittenti di minibond mostrano una maggiore resilienza. Gli emittenti di minibond hanno registrato una diminuzione di ricavi e marginalità inferiori al campione complessivo. Anche in termini di generazione di cash flow, gli emittenti minibond hanno performato meglio del campione complessivo. Gli emittenti di minibond inoltre sono stati soggetti a minor numero di downgrade rating action nel 2020 e 2021 rispetto al portafoglio osservato.

Figura 1: Confronto performance economico-finanzarie tra totale imprese e imprese che hanno emesso minibond. Fonte: Cerved Group

Tratto ed elaborato dalle seguenti fonti: Cerved, “Private Debt Investor Forum 2021” e Politecnico di Milano, “7° Osservatorio sui minibond

Di Salvatore Abbate


Immagine in evidenza: foto di Mathieu Stern su Unsplash.

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