La fase inflattiva dei prezzi al consumo a inizio anno ha segnato una forte accelerazione. In base agli ultimi dati effettivi a dicembre 2021 la variazione tendenziale dell’indice per l’intera collettività (NIC) è stata pari a +3,8%, si stima che a gennaio 2022 tale indice potrebbe essere pari a 4,8%. Dopo tredici mesi di tendenza al rialzo, l’inflazione attesa per il 2022 risulta pari a +3,4%. L’accelerazione è attribuibile all’ andamento generale dei prezzi che risultano essere molto volatili, con la crescita sostenuta dei beni alimentari e l’intensificazione dell’aumento tendenziale di quelli energetici, in particolare per quelli regolamentati (+93,5% a gennaio da +41,9% del mese precedente) che incorporano gli effetti delle nuove tariffe di luce e gas.

Grafico 1: Variazione generale dei prezzi NIC. Elaborazione Integra+ Srl su base dati ISTAT.

L’aumento dei costi energetici come un effetto domino ha generato un andamento inflattivo dei costi legati alle materie prime. I listini di tutte le materie prime vedono rincari a doppia cifra oltre a gravi problemi di reperibilità delle merci. Le aziende, soprattutto le PMI, potrebbero non essere in grado di reggere all’urto dei rincari a doppia cifra dell’energia e delle materie prime e sono costrette a trasferirli a valle, ai consumatori.

Anche i prezzi alla produzione per i beni di consumo hanno proseguito la fase di aumento. Le aspettative sull’andamento dei prezzi nei prossimi mesi sono al rialzo. Nel breve periodo, nel settore manifatturiero tra gli imprenditori che producono beni destinati al consumo si sono rafforzate le prospettive di aumento dei listini. Dal lato dei consumatori, le cui attese si estendono a un orizzonte temporale più lontano, sono tornati ad aumentare coloro che si aspettano incrementi dei prezzi.

Grafico 2: Aumento dei prezzi al consumo della famiglie italiane FOI. Elaborazione Integra+ Srl su base dati ISTAT.

Le apprensioni per l’aumento generale dei prezzi al consumo e per l’impatto che stanno avendo sui cittadini europei, potrebbero spingere inoltre Christine Lagarde, ad una rivisitazione dell’attuale politica monetaria della BCE. Se infatti la stessa Lagarde a dicembre scorso aveva definito molto improbabile un aumento dei tassi d’interesse nel corso del 2022, oggi, la situazione sembra essere cambiata e interpellata in merito, ha ammesso che l’inflazione è destinata a rimanere su livelli elevati più a lungo del previsto, sebbene dovrebbe poi diminuire nel corso dell’anno quando l’effetto del caro-energia (che incide per oltre il 50% sui rincari) potrebbe iniziare a contrarsi. Frasi che i mercati hanno interpretato come una chiara apertura di Lagarde a un aumento dei tassi di interesse nel corso del 2022, sebbene la presidente abbia ribadito che la Bce intende muoversi in modo graduale cercando di guidare il mercato a non aspettarsi rialzi aggressivi. Decisiva potrebbe essere la riunione di marzo quando la Bce presenterà le nuove proiezioni su crescita e inflazione.

Sul mercato dei mutui l’ultimo periodo del 2021, i tassi di interesse hanno registrato un andamento contrastato. Se da un lato il tasso EURIBOR è continuato a scendere fino a raggiungere un nuovo minimo storico, dall’altra parte l’IRS il parametro dei mutui a tasso fisso, ha registrato un aumento medio di circa 20 punti base nel solo mese di dicembre e un incremento di circa mezzo punto percentuale nel corso dell’ultimo anno. Le cause dell’aumento dei tassi IRS sono da attribuirsi a fattori come le stime in rialzo sull’inflazione, mentre l’Euribor viene principalmente dettato dalla politica monetaria della BCE.

Di Salvatore Abbate


Immagine in evidenza: Foto di Ibrahim Boran on Unsplash

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