La peste suina, malattia da poco più di un decennio riapparsa in Europa, continua a dilagare e preoccupare gli addetti al reparto suinicolo. Se prima la problematica era circoscritta tra Africa, Cina e Centro Europa, ora il virus comincia a minacciare anche la nostra penisola: è necessario dunque analizzare attentamente la situazione e approfondirne l’andamento e l’evoluzione nel tempo.

Facendo un riepilogo della diffusione del contagio, la malattia endemica nella zona sub-sahariana africana, favorita da molteplici spostamenti di animali, mezzi e uomini, è arrivata nelle regioni caucasiche e all’estremo oriente europeo, toccando Russia, Ucraina e Bielorussia. Espandendosi anche nel centro del nostro continente, i contagi hanno interessato, ancora una volta a causa di attività umane, Lituania, Paesi Baltici, Polonia, Moldavia, Repubblica Ceca, Romania, Ungheria, Bulgaria, Belgio. Contestualmente, come sicuramente noto, il micidiale microorganismo si è diffuso nel continente asiatico, in particolare in Cina, ma anche in paesi più meridionali, come Vietnam, Corea e India (con pochi focolai domestici e selvatici, data la scarsità in zona della specie). Lo scorso anno si sono registrati contagi anche nelle Americhe, nella Repubblica Domenicana e Haiti, dove il virus non persisteva da circa una quarantina d’anni, prova che il virus riesce a raggiungere zone impensabili, separate da barriere fisiche enormi come un oceano. In queste zone, si stimano già circa 200.000 suini già abbattuti: la cifra è però estremamente indicativa e molto probabilmente sottostimata, in quanto gli allevamenti sono tradizionalmente composti da pochi capi e rivolti a soddisfare il fabbisogno familiare, risultando quindi di difficile controllo a fine statistico.   Recentemente, la PSA (Peste Suina Africana) ha raggiunto Romania (che rimane totalmente bloccata e sotto costante osservazione delle autorità internazionali), Serbia, Grecia e Germania (quest’ultima, fondamentale risorsa per il settore). L’ultimo Paese ad essere colpito è proprio il nostro: l’avanzata inesorabile ha avuto origine in Liguria e Piemonte, per continuare successivamente in Emilia-Romagna e Lazio.

Angelo Ferrari, direttore sanitario dell’IZS del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta ed esperto del settore pubblico in materia di salute e benessere animale, è stato eletto dal Governo come Commissario Straordinario per la Peste Suina Africana (PSA), con l’obiettivo di coordinare e monitorare questa delicata e complicata situazione. L’Europa sta già chiudendo l’export di carni verso Paesi terzi, senza considerare la perdita di indennità: occorre dunque impegnarsi e aumentare ancor di più i sistemi di difesa. Il Commissario si è fin da subito operato per risanare numerose problematiche emerse nelle zone di contagio: accaparramento di materiale per le recinzioni, promozione di delibere dei sindaci e delle amministrazioni stradali per il contenimento degli spazi (anche se pesa la scarsità dei materiali e finanziamenti per raggiungere lo scopo, e ciò rallenta la delimitazione dei contagi). La difficoltà incombente sta inoltre nel fatto che in Italia è da tempo in corso una lotta per limitare la sovrappopolazione di cinghiali, che sono le principali vittime della peste suina insieme ai maiali: più capi presenti in zona significa avere più contagi da contenere e più contagi da cercare di evitare adottando le misure sopra citate.

La stima della conclusione dell’emergenza si aggira intorno ad un anno, tempo dopo il quale si potranno riprendere i commerci senza forti restrizioni. Il vaccino contro il virus è una prospettiva ancora lontana, vista anche la necessità di numerose sperimentazioni e della certificazione da parte delle Organizzazioni Mondiali sulla Sanità Animale: l’unica arma utilizzabile per contenere la pestilenza è la biosicurezza, ovvero un insieme di misure, strategie e procedure per non farla veicolare attraverso non solo animali, ma anche uomini e cose.

Un’operazione che potrebbe risultare a suo modo utile è la presa di consapevolezza da parte di cittadini e allevatori dell’elevato grado di distruzione della nostra economia che sta portando questa problematica. In Francia, ad esempio, è stata lanciata una campagna si comunicazione rivolta ad allevatori e trasportatori, viaggiatori, lavori stagionali, cacciatori e utenti della natura con l’obiettivo di diffondere informazioni e sensibilizzare sul contenimento e sulla segnalazione di eventuali casi di contagio. Nella nostra penisola invece, la Lombardia ha indetto il “Piano regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della Peste nei suini d’allevamento e nei cinghiali della Regione Lombardia per il triennio 2022/4” volto a promuovere la tutela e la salvaguardia degli allevamenti e dell’economia della regione. Se le iniziative verranno prese adeguatamente in considerazione, resta viva la speranza di uscire dall’emergenza in tempi brevi.


Immagine in evidenza di Diego San su Unsplash

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